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Visualizza articoli per tag: Diocesi di Roma

Venerdì, 24 Maggio 2024 14:38

Corpus Domini con papa Francesco 2024

Nel pomeriggio di domenica 2 giugno 2024, alle ore 17:00, papa Francesco tornerà a presiedere la Celebrazione Eucaristica in occasione della solennità del Corpo e Sangue di Cristo alla quale seguirà la tradizionale processione del Santissimo Sacramento dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, passando da Via Merulana, che terminerà sul sagrato di Santa Maria Maggiore dove il Santo Padre impartirà la benedizione eucaristica.

L'Arcivescovo Vicegerente ha invitato a partecipare tutta la comunità ecclesiale di Roma. Sarà possibile ritirare i biglietti per partecipare alla celebrazione da lunedì 27 maggio presso la portineria del Vicariato in piazza San Giovanni in Laterano, 6.

In piena comunione ecclesiale, la Santa Messa parrocchiale sarà celebrata solo alle ore 10:00.

 

 Lettera dell'Arcivescovo Vicegerente

 

 locandina corpus domini 24

Pubblicato in 2024
Lunedì, 01 Aprile 2024 18:04

Pasqua con Papa Francesco

Il vento di una primavera che rianima la terra e l'Alleluia ripetuto incessantemente dalla Schola cantorum mentre i diaconi aprono gli sportelli dell'icona del Santissimo Salvatore, con l’immagine di Cristo Pantocratore re, sacerdote e profeta, seduto sul trono. Papa Francesco presiede, con oltre 350 concelebranti (34 cardinali, 18 vescovi e 300 sacerdoti), la Messa di Pasqua sul sagrato della basilica vaticana decorato da migliaia di fiori multicolore, frutto del generoso contributo dei fioristi olandesi con la collaborazione delle maestranze del Servizio Giardini e Ambiente. Alla liturgia, iniziata con il rito del Resurrexit, oltre trentamila fedeli - e via via sempre di più fino a raggiungere circa 60mila poco prima dell'Urbi et Orbi - romani e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo che fin dalle prime ore del mattino hanno riempito la piazza.

Rinascere nella luce della vita

"Rinascere nella luce della vita, rinnovati dal tuo Spirito": è la preghiera del Papa in latino dopo il canto del Gloria. Risuonano ancora le parole dell'omelia alla celebrazione della Messa nella Notte, rilanciate poi anche con un post su X dall'account @pontifex: "Alziamo lo sguardo a Gesù". "Se ci lasciamo prendere per mano da Gesù, nessuna esperienza di fallimento e di dolore, per quanto ci ferisca, può avere l'ultima parola sul senso e sul destino della nostra vita". La liturgia della Parola riporta all'esperienza raccontata negli Atti degli Apostoli al cap 10 (Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la risurrezione dai morti); irrompe con l'acclamazione del Salmo 117 (Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo); e ancora esorta, attraverso l'invito di san Paolo ai Colossesi, a cercare "le cose di lassù, dove è Cristo". Il Vangelo di Giovanni, proclamato prima in latino e poi in greco, è quel meraviglioso racconto di Maria di Magdala che si reca al sepolcro da cui era stata tolta la pietra, di quella corsa degli apostoli e di quel sudario "avvolto in un luogo a parte".

Le invocazioni per la pace

L'assemblea, che occupa l'intera piazza san Pietro e viale della Conciliazione con in fondo i cantieri per il Giubileo, si raccoglie, come da tradizione, in silenzio per la riflessione personale che sostituisce l'omelia. In prima fila, come d'abitudine, fedeli in carrozzina affiancati da religiose. E ancora in latino la preghiera del Credo e poi le voci della Preghiera universale in arabo, spagnolo, tamil, portoghese, cinese. Le intenzioni sono per i neobattezzati (crescano nell'ascolto della Parola, nella preghiera assidua e nella carità operosa); per il dono della pace (regni la concordia e l'armonia e nel mondo cessi ogni conflitto e ingiustizia); per i cristiani perseguitati (siano fortificati nella fede e nella perseveranza, e illuminati nel cercare vie di dialogo e di riconciliazione); per tutte le famiglie (luce per i genitori dell'educazione alla fede e docilità per i piccoli affinché respirino il buon profumo di Cristo).

Celebriamo la festa, alleluia

Il respiro del mondo è ben visibile nella processione offertoriale, a cui partecipano anche alcuni bambini. Prima della Liturgia eucaristica, il Pontefice si rivolge al Padre che ha "tolto il lievito vecchio per diventare pasta nuova". È il cardinale Giovanni Battista Re, procedendo sempre in latino, a celebrare all'altare per la consacrazione. "Cristo è nostra Pasqua, agnello immolato: celebriamo dunque la festa, alleluia, alleluia": è l'antifona alla comunione che viene distribuita per i fedeli assiepati in ogni angolo. Si conclude così il Triduo pasquale nella consapevolezza che la morte non ha l'ultima parola. Ed è come se questa piazza diventasse davvero tabernacolo vivente, ricettacolo delle lacrime del mondo deposte ai piedi di Gesù risorto. È come se qui si raccogliessero oggi le lacrime di commozione di quelle dodici donne nel carcere romano di Rebibbia a cui Francesco ha lavato, baciato ed asciugato i piedi nel giovedì santo; è come se arrivassero quelle lacrime di chi in mondovisione ha seguito la Via crucis al Colosseo con le meditazioni del Papa a ricentrarci su cosa è la preghiera con il Dio cristiano. Il Papa si concede al termine un ampio giro in papamobile tra i vari settori della piazza e anche lungo viale della Conciliazione per salutare e benedire i pellegrini e i turisti festanti. Sì, oggi è Pasqua di Resurrezione in cui si riafferma la gioia della vita, non dimenticando le ferite e gli oltraggi che subisce. (Antonella Palermo - Città del Vaticano- Vatican News)

Pubblicato in 2024
Sabato, 23 Marzo 2024 08:37

Celebrazioni pasquali a Campitelli

Le celebrazioni della Pasqua nel quindicesimo centenario di Santa Maria in Portico avranno inizi nella chiesa di Campitelli con la memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Domenica 24 marzo ore 10.00. La Settimana Santa vedrà due appuntamenti la messa per i dipendenti del comune di Roma mercoledì 27 marzo ore 12.00 e la Via Crucis di Prefettura alle ore 20.00 partenza da S. Giacomo in Augusta. Il Triduo pasquale si aprirà Giovedì 28 marzo ore 18.30 con la Messa nella Cena del Signore e l’Adorazione eucaristica fino alle 24.00. 29 marzo Venerdì Santo ore 18,30 Commemorazione della Passione del Signore e 30 marzo Sabato Santo ore 20,00 Veglia pasquale. Le celebrazioni saranno animate dalla Cappella musicale di Santa Maria in Campitelli.

Locandina Pasqua 2024

Pubblicato in 2024

«Diamo avvio all’anno giubilare per celebrare, il prossimo 17 luglio, il XV centenario dell’apparizione di questa miracolosa immagine che ci presenta il giardino fiorito del cielo che porta il frutto della salvezza, Cristo Signore. Maria si offre al nostro sguardo in un portico aperto. Davanti a tante chiusure, davanti a tante resistenze, si apre uno spazio di relazione e di vita per il mondo. Un portico che diventa il rifugio del peccatore perché non si lasci travolgere dalle acque tumultuose della storia». In una gremita parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli, ai piedi del Campidoglio, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha presieduto ieri sera, 1° febbraio, la Messa che ha dato il via alle celebrazioni per il 1500° anniversario dell’apparizione dell’effige di Maria, Romanae Portus Securitatis, e per il 450° dell’Ordine della Madre di Dio fondato a Lucca da San Giovanni Leonardi il 1° settembre 1574.

Oltre 40 i sacerdoti concelebranti, tra i quali padre Antonio Piccolo, rettore generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio, e i parroci di Santa Maria in Portico, padre Davide Carbonaro, e di Santa Galla, don Paolo Aiello. L’icona, incastonata nell’altare della chiesa di piazza Campitelli, è da sempre venerata dai romani, che chiesero l’intercessione della Madonna nel 1656 per la liberazione dalla peste e nel 1703 perché cessasse uno sciame sismico. L’inizio dell’anno giubilare, infatti, è coinciso con il giorno in cui la comunità fa memoria del patrocinio di Santa Maria in Portico su Roma. Anche il cardinale, in una preghiera scritta per l’occasione, e recitata al temine della liturgia, ha invocato la protezione della Vergine sulla città di Roma e sul mondo intero e chiesto l’intercessione della Madre di Gesù «perché sia accresciuta la fede, germogli la speranza e arda nel cuore la carità di Cristo».

La piccola icona, alta 26 centimetri e larga poco più di 20, come ha ricordato il rettore generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio, fu affidata a san Giovanni Leonardi nel 1601. «Per la famiglia religiosa – ha detto padre Antonio Piccolo – questo anno speciale è un gesto di rinnovata fiducia della Chiesa di Roma che consegnò questa immagine nelle mani del fondatore perché possiamo rifugiarci in Lei, testimoniarla, custodirla, offrirla alla città di Roma come segno di sicura speranza e consolazione in questi tempi tribolati». Secondo le antiche fonti, il 17 luglio 524 il portico della casa di Santa Galla, che quotidianamente apriva le sue porte ai poveri, fu avvolto da un improvviso bagliore. La matrona romana mandò a chiamare Papa Giovanni I, che al suo arrivo vide la luce e due angeli che gli posero l’icona della Vergine Maria.

Pubblicato in 2024

Il XV centenario di Santa Maria in Portico si apre nei giorni in cui si commemora la liberazione degli ebrei da Auschwiz. Per la parrocchia di Campitelli situta nel quartiere ebraico, s'intreccano storie di memoria e gratitudine.  Pubblichiamo di seguito l'articolo di Fausta Speranza apparso sulla rivista "Maria con te" il 15 ottobre 2023, nell'ottantesimo anniversario del rastrellamento nazifascista avvenuto nel Ghetto ebraico di Roma il 16 ottobre 1943.

Terrore, dolore e un sorriso. A 80 anni dal drammatico 16 ottobre 1943 vengono sempre meno i testimoni diretti del rastrellamento al ghetto ebraico di Roma, ma forse proprio per questo colpisce di più la eco dei sentimenti che giunge fino a noi entrando nella Chiesa più vicina, a parte la piccola Sant'Angelo in Pescheria che nel suo portale ingloba tre colonne del Portico d'Ottavia. Parliamo della Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, dove si racconta la paura di essere scoperti e la dolcezza incoraggiante dell’immagine di quell’icona in lamina di rame dorato con fondi a smalto rimasta impressa negli occhi dei rifugiati. Nella tipica iconografia bizantina detta dell'Odigitria, la Vergine è rappresentata come Colei che indica la via.

       Ad attestare l’impegno in soccorso alle famiglie ebraiche c’è la solenne dichiarazione della Comunità ebraica di riconoscimento al padre Giuseppe Forcellati, allora Superiore Generale dell’Ordine dei chierici regolari della Madre di Dio (ODM), l’ordine al quale fu concessa la Chiesa da Papa Clemente VIII nel 1601. Si trovano le registrazioni di 38 persone, tra cui la signora Letizia Pavoncello, strappate alla furia dei nazisti, che in quel sabato nero arrestano 1259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine, principalmente in via del Portico d’Ottavia e nelle strade adiacenti ma anche in altre differenti zone della città.  Dopo il rilascio di alcuni di cosiddetto sangue misto o stranieri, in 1023 vengono deportati al campo di Auschwitz. Sopravvivono in 16, 15 uomini e una donna.

       Oggi nella comunità – ci racconta il parroco don Davide Carbonaro - sopravvive la consapevolezza di quei giorni eccezionali anche per un tempo di guerra. Nell’attestato sottoscritto dagli «ebrei d'Italia riconoscenti» si legge: «In queste sale durante la seconda guerra mondiale furono accolti e nascosti moltissimi uomini ebrei per sfuggire ai rastrellamenti nazisti. La comunità dei religiosi della Madre di Dio di S. Maria in Campitelli affrontò con grande coraggio e con grande pericolo di essere scoperti e deportati». Secondo la documentazione della Comunità ebraica, a Roma la Chiesa cattolica ha salvato 4.447 ebrei dalla persecuzione nazista. Almeno 100 conventi di suore, 45 case di religiosi, 10 parrocchie, hanno aperto le porte.

       L’attuale edificio di Santa Maria in Portico in Campitelli è stato ultimato nel 1667, in sostituzione di due precedenti distinte chiese. Nel primo vano degli spazi adiacenti all’interno, don Davide ci fa notare una porta e ci spiega che lì nel periodo della retata erano di base le forze di sicurezza con compiti di polizia civile e militare. Grazie al sotterraneo lavorio diplomatico di Papa Pio XII, la Santa Sede aveva difeso l’extraterritorialità dei luoghi di culto, ma quella presenza non si poteva evitare e nessuno poteva dare per scontato il rispetto del principio, in particolare da parte delle forze tedesche che, dopo l’armistizio dell’8 settembre, la fuga del re e del neo capo del governo Badoglio, dal 10 settembre 1943 avevano occupato Roma. Per questo, mentre alcune persone erano nascoste in uno spazio angusto - ove tuttora si accede attraverso una botola alla fine di una lunga e stretta scala - ad altre persone rifugiate si consegnavano vestiti da religiosi e si insegnava loro il Padre Nostro e l’Ave Maria: da recitare, in caso di incursioni, di fronte all’icona.

       Fare memoria aiuta a fissare nel cuore  «quei giorni segnati dalla ferocia e dal razzismo ma anche da gesti di profonda umanità che devono richiamare tutti alla capacità di fraternità insita nell’animo umano, ma negata troppo spesso in tanti modi». Per questo «anche oggi serve tanta preghiera».

       L’icona conserva il titolo di Romanae Portus Securitatis, ricevuto da Papa Alessandro VII dopo la scampata peste del 1656. In realtà la storia dell’icona ci riporta al VI secolo e al prodigio raccontato dal chierico Ludovico Marracci nelle sue Memorie di S. Maria in Portico nel XII secolo. Si legge che la nobile Galla, intenta a distribuire pane ai poveri, vede una luce splendida, ne parla a Papa Giovanni I che, accorso, riceve nello stesso luogo l’immagine di Maria da mani angeliche. Da quel momento la città è libera dalla peste che anche allora la affliggeva. Siamo nel 524, precisamente il 17 luglio, che resta nella memoria liturgica la festa di Santa Maria in Portico in Campitelli. E siamo nel cuore della città di Roma, nell’area tra il Campidoglio e l’Isola Tiberina, poi occupata dal portico di Santa Galla. Una zona portuale, sede della Statio Annonae dove si gestivano le scorte di grano. Oggi è Via Petroselli.

       Sono tutti tasselli che aiutano a comprendere il nome della chiesa e che - ribadisce don Davide -  ritornano nella consuetudine mai interrotta, in particolare il 17 luglio, della distribuzione di viveri ai poveri.

       L'immagine, inserita in un'edicola con arco a tutto sesto costituita da pilastri ionici, è alta 26 centimetri e larga quasi 21. Con molta probabilità è una riproduzione di una pittura o mosaico venerata nel portico di Galla, deteriorata con il passare del tempo o distrutta da qualche incendio. E’ evidente, infatti, la tradizione iconografica del VI secolo ma, per la gamma cromatica degli smalti e la naturalezza dell'esecuzione, gli studiosi ritengono che l’attuale immagine sia stata realizzata tra l'XI e il XIII secolo.

       In ogni caso, l’icona resta protagonista della storia di questa chiesa che parla in modo straordinario, nella sua architettura artistica e nelle sue pietre vive, di spirito di accoglienza. E resta al centro delle vicende, tramandate di generazione in generazione tra familiari o amici, degli ebrei salvati dalla follia nazista.

 

Pubblicato in 2024

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